Cercate di immedesimarvi in chi ne è affetto: vivere sette anni di vita con dolori talvolta così forti da sconvolgere la quotidianità, la vita privata e lavorativa. Solo chi conosce il dolore e la malattia può capire cosa si prova quando il proprio corpo si trasforma nella propria prigione: l’anima è reclusa lì dentro senza poter sprigionare la sua energia e i suoi sogni. Vorresti fare, ma non puoi. E chiedi aiuto, aiuto medico, ma nessuno ti ascolta o i tuoi sintomi vengono sottovalutati, spesso ridotti a mero stress. Ecco, questo riassume quello che tante ragazze e donne passano negli anni prima di arrivare a una diagnosi certa di endometriosi.
Parlare di questa malattia è doveroso. Io personalmente mi sento in dovere di parlarne: ricordo infatti che tra i piani e i consigli medici troviamo elencata anche la pratica regolare dell’attività motoria. Sotto questo aspetto pertanto nascono una serie di domande. La principale riguarda il tipo di attività motoria da poter praticare: qual è la più adatta in caso di presenza di questa invalidante malattia? Quanto può durare ogni allenamento? Con quale frequenza è opportuno allenarsi?
Entriamo nel dettaglio, partendo dall’analisi della malattia e dei suoi sintomi. Solo così si può capire quale sia l’attività fisica più adatta ad ogni situazione.
Nonostante molto spesso l’endometriosi sia asintomatica (ovvero priva di sintomi) con diagnosi casuale durante altri tipi di controlli medici, il sintomo più caratteristico dell’endometriosi è il dolore spesso molto forte.
Il dolore può essere limitato solo al periodo di durata del ciclo mestruale, ma tante volte trova inizio durante l’ovulazione fino a giorni successivi alla conclusione della mestruazione.
Sono principalmente quattro i dolori che possono caratterizzare l’endometriosi:
✔ Dolore durante la mestruazione (dismenorrea);
✔ Dolore durante i rapporti sessuali (dispareunia);
✔ Dolore durante la defecazione. Questo dolore deve fare sospettare la presenza di endometrio soprattutto nel setto rettovaginale.
✔ Dolore durante la minzione in caso di coinvolgimento di vescica e uretra.
Al dolore si accompagnano altri sintomi, quali:
✔ alterazione della mobilità intestinale con problemi di stitichezza, diarrea o alternanza dei due stati;
✔ stanchezza fisica cronica causata sia dal dolore che il corpo combatte sia dallo stato infiammatorio cronico che la malattia comporta;
✔ ritenzione idrica e gonfiore conseguenti all’infiammazione;
✔ sub-fertilità o infertilità.
Tra i trattamenti terapeutici attualmente utilizzati per il controllo della malattia troviamo:
✔ trattamento chirurgico nei casi più gravi;
✔ trattamenti ormonali estro-progestinici o progestinici;
✔ farmaci antidolorifici per ridurre il dolore.
Ai trattamenti sono sempre accompagnati consigli volti a ridurre i sintomi della patologia. Oltre al controllo dell’infiammazione tramite una dieta adatta, è sempre consigliata la pratica dell’attività motoria.
La maggior parte dei frequentatori delle palestre si approcciano all’attività motoria solo al fine estetico o ludico. Si va in palestra per rilassarsi e distrarsi dalla realtà e dagli impegni quotidiani, per socializzare, per conservare o ritrovare la forma fisica dal punto di vista estetico.
Ci si dimentica spesso che l’attività motoria ha e deve avere uno scopo superiore al semplice aspetto ludico o estetico. L’attività motoria è di per sè un “farmaco”: grazie alla sua costante pratica possiamo prevenire malattia di svariato genere o alleviare i sintomi di malattie già in atto, talvolta migliorando il quadro clinico.
Tanti infatti sono i benefici che l’attività comporta sotto l’aspetto salutistico.
In particolare modo in caso di endometriosi l’attività motoria porta a miglioramenti sotto diversi aspetti sintomatici della malattia:
1. aiuta a contrastare il dolore. E’ ormai accertato anche dagli studi scientifici che l’attività fisica aumenta la produzione di endorfine. Ricordo che le endorfine sono sostanze prodotte dal cervello con forte potere analgesico.
2. migliora la peristalsi intestinale. Il movimento migliora la tonicità muscolare di tutto il corpo compresa la muscolatura addominale e del diaframma.
L’attività intestinale è un’attività muscolare: lo spostamento delle feci all’interno dell’intestino e la stessa evacuazione sono resi possibili dall’azione della muscolatura. Migliorando la funzionalità muscolare addominale e diaframmatica si può migliorare quindi la funzionalità intestinale.
3. elimina i liquidi in eccesso. Anche in questo caso, grazie alla maggiore tonicità muscolare e all’azione muscolare sul micro-circolo e sul sistema linfatico, l’attività fisica permette di eliminare i liquidi in eccesso e la sua pratica costante previene la formazione di stasi e ritenzione idrica.
4. aumenta le energie generali del corpo contrastando la stanchezza. Come abbiamo detto precedentemente l’attività motoria aumenta i livelli plasmatici di endorfine capaci non solo di combattere il dolore grazie al loro potere analgesico, ma anche di migliorare l’umore e di aumentare il senso di felicità. Oltre a ciò il movimento regola il cortisolo, meglio conosciuto come l’ormone dello stress, con azione antinfiammatoria.
Analizzando questi benefici e i sintomi causati dall’endometriosi appare evidente che la pratica costante di un’attività motoria adatta risulta un grande alleato in presenza di questa malattia. Ma qual è l’attività fisica più adatta?
Alla luce di quanto analizzato nei paragrafi precedenti, posso affermare che la scelta sull’attività motoria da praticare in caso di presenza di endometriosi deve ricadere su due percorsi: da una parte l’allenamento con il metodo Pilates e dall’altra l’allenamento a circuito.
La pratica del Pilates è consigliabile per diversi motivi:
1. Il lavoro del Pilates si concentra obbligatoriamente su quella che Joseph Pilates stesso definiva Power House, identificando con questo nome la zona sacro-pelvica-lombare, più conosciuta come core. I muscoli pelvici e i muscoli addominali sono sollecitati in ogni singolo esercizio e in ogni posizione mantenuta durante la sua pratica. Il lavoro su questa zona ha quindi benefici sulla motilità dell’intestino, potendo migliorare il transito intestinale.
2. Il Pilates richiede un grande impegno sulla respirazione durante l’esecuzione dei suoi esercizi. Questo porta a migliorare la funzionalità del diaframma la cui azione, elasticità e tonicità hanno effetti positivi sulle funzioni degli organi interni come l’apparato digerente.
3. Uno degli aspetti più interessanti del Pilates è la sua capacità di coinvolgere la muscolatura più profonda chiamata posturale. Oltre al mantenimento dello scheletro e della corretta postura, questa muscolatura stimola il sistema circolatorio e linfatico, migliorando il flusso di sangue e linfa e impedendo la formazioni di stasi e ritenzione idrica.
4. L’attività muscolare profonda migliora la forza generale del corpo, quindi la sua energia: il Pilates è pertanto un ottimo alleato per contrastare l’eccessiva stanchezza.
5. Il Pilates come ogni sana attività stimola la produzione degli ormoni positivi, come endorfine e serotina, incidendo positivamente sull’umore.
È possibile praticare il Pilates sia Matwork sia con i piccoli attrezzi e i grandi attrezzi. La scelta tra l’uno e l’altro dipende dal grado di allenamento dell’atleta, dalla stanchezza avvertita e dal suo stato di salute generale. Ogni lezione dovrebbe essere adattata anche alla condizione quotidiana vissuta.
Gli allenamenti devono possibilmente essere costruiti su due lezioni a settimana, permettendo al corpo di recuperare.
In casi particolarmente gravi e invalidanti della malattia è sempre consigliabile seguire lezioni personali. Se la malattia è nello stato iniziale e l’infiammazione non ha raggiunto ancora livelli importanti è possibile seguire anche corsi di gruppo.
L’allenamento sviluppato a circuito misto e caratterizzato dall’alternanza di lavori aerobici e lavori anaerobici a intensità costante ha numerosi benefici sullo stato generale di salute. Oltre ai benefici estetici conseguenti al dimagrimento e al miglioramento del tono muscolare, l’allenamento a circuito: 1. migliora l’autostima e quindi l’umore. Chi non sta bene, si trova sempre in lotta con sé stesso. La voglia di fare è frenata dal malessere e dalla stanchezza della malattia. Questo conflitto porta a perdere fiducia in sé stessi e nelle proprie capacità con gravi ripercussioni anche sul tono dell’umore e sulla vita relazionale. Grazie alla produzione di sostanze come le endorfine e la serotonina anche l’allenamento a circuito come il Pilates ha grandi benefici sulla psiche. 2. Il lavoro cardiovascolare che caratterizza l’allenamento a circuito misto stimola il sistema cardiocircolatorio con evidente miglioramento sul microcircolo. A ciò consegue la diminuzione della ritenzione idrica. I lavori di tonificazione inoltre sviluppati durante le stazioni anaerobiche migliorano la tonicità della muscolatura e il pompaggio muscolare su vasi sanguigni e linfatici. 3. L’alternanza del lavoro cardiovascolare e di tonificazione è un ottimo alleato nel combattere l’eccessiva stanchezza. La forza generale del corpo e la sua resistenza, conseguenti alla pratica costante degli allenamenti a circuito, permettono infatti un miglioramento nello svolgimento delle attività quotidiane e quindi all’aumento delle energie e alla riduzione del senso di debolezza provocato dalla malattia.
Esistendo tanti tipi di allenamento a circuito ci si deve chiedere quale sia tra questi il più adatto in caso di endometriosi.
A mio parere l’allenamento a circuito da preferire in caso di endometriosi è il Cardio-PHA durante il quale il lavoro aerobico è seguito dal lavoro anaerobico sviluppato con esercizi di tonificazione su gruppi muscolari di parti corporee lontane tra loro. Ciò crea uno spostamento del sangue da una parte all’altra del corpo e quindi un’azione periferica cardiaca con grande beneficio su microcircolo e sistema linfatico capace di contrastare la ritenzione idrica e di migliorare la resistenza generale. Inoltre l’alternanza dei due lavori migliora contemporaneamente sia la capacità aerobica e cardiaca dell’atleta sia la tonicità e la forza muscolare.
L’allenamento non dovrebbe durare più di 30 minuti, al fine di evitare uno stress prolungato e quindi stanchezza.
Per quanto riguarda la frequenza di questo tipo di allenamento anche in tale caso l’ideale sarebbe seguire due allenamenti da 30 minuti a settimana.
Sarebbe opportuno seguire lezioni personali: l’intensità dell’allenamento deve sempre essere adattata allo stato di salute generale e quotidiano dell’atleta affetto da endometriosi soprattutto nelle forme più severe. Con un percorso personale l’istruttore è infatti maggiormente in grado di costruire e proporre allenamenti adatti.
I due tipi di allenamento, Pilates da una parte e circuito dall’altra, potrebbero essere inoltre alternati tra loro, così da poter offrire all’atleta affetta da endomentriosi maggiori possibilità. In tale caso è consigliato prediligere il percorso personale, così da permettere all’istruttore di costruire i due allenamenti settimanali in modo bilanciato. Un’altra opzione potrebbe essere costituita dalla combinazione di allenamenti in un corso di gruppo di Pilates, integrandoli con un allenamento personale a circuito. La scelta tra i tipi di allenamenti e le loro eventuali combinazioni è da valutare insieme all’atleta, tenuto conto del suo stato di salute generale, dello stadio della malattia, del suo tempo a disposizione da dedicare all’allenamento e delle sue personali preferenze.
Simone Ferrero, Endometriosi: diagnosi, terapia medica e terapia chirurgica, SEU 2021
R. Seracchioli, C. Frascà, C. Matteucci, L’endometriosi, L’asino d’oro 2013
Federica Facchin, L’endometriosi tra ricerca e ascolto clinico: la persona, i legami, la società, Franco Angeli Editore 2023.